guerra chimica e giuseppe ungaretti
«Il mattino»,  Giuseppe Ungaretti,  Medicina,  Scienza

Giuseppe Ungaretti, Pace e guerra, «Il Mattino», 1929

«Da domani, tutti, si mangerà colla maschera, si farà all’amore colla maschera, si riderà sotto la maschera, e sarà una grandiosa vista, quella dell’umanità intera, col muso da foca» 

«Le nazioni, come i singoli, bramano la pace. L’ altro giorno, la radio ci recava la notizia dell’adesione di nove Stati al patto contro la guerra chimica e batteriologica. Contemporaneamente vedeva la luce, in Germania, il libro d’un colonnello a riposo, scritto per dimostrare che la guerra

chimica, presto a tardi, sarebbe stata inevitabile. Disgraziata scienza, l’uomo si figurava ch’essa l’avrebbe reso più libero, ed ecco che ogni giorno essa toglie alle cose un po’ di mistero, e rende l’uomo sempre più schiavo della cieca materia. Molti hanno descritto il disastro portato nei costumi dall’invenzione della polvere. I guai dei gas e dei microbi saranno tali che forse faranno sulla terra piazza pulita, sarebbe il meglio, e non daranno tempo agli storici di rifriggerci le loro nenie. Nel futuro, la devastazione non verrà più portata sui soldati, ma su tutti. Come difendersi? L’idea di caverne dove si ammasserebbe la gente all’annunzio – ed è problematico si possa fare in tempo a dare avviso – dell’arrivo dei nembi micidiali, non è, dice il colonnello tedesco, una buona idea. Come farebbero tutti a nascondersi in tempo? E che dimensioni spropositate dovrebbero avere le caverne!

covid, salute e Ungaretti
Uomini in sicurezza

Ci sono le maschere. Dunque: bambini, vecchi, donne, tutto il gregge, da questo momento dovranno possedere tre o quattro maschere, e tre o quattro volte al mese tutto il popolo verrà adunato per imparare ad usarle. E siccome la guerra prossima molto probabilmente non verrà preannunziata, e il nembo sarà una fulminea sorpresa, da domani, tutti, si mangerà colla maschera, si farà all’amore colla maschera, si riderà sotto la maschera, e sarà una grandiosa vista, quella dell’umanità intera, col muso da foca. L’individuo, capite, non avrà più viso. Quel giorno si potrà incominciare a parlare sul serio d’uguaglianza, di democrazia, d’uomo anonimo. Nemmeno le maschere, dice il colonnello, sono una gran garanzia. Ci sono i gas che piagano, c’è la peste, il colera, l’etisia, il lupus. Un diverso rimedio sarebbe quello di mettersi, caro Bragaglia, senz’altro a trasformare le attuali città, in città sotterranee. Per difendersi dalla morte, l’uomo scenderebbe nella tomba prima dell’ora. Poi nella tomba avrebbe i figli. Si nascerebbe e si morirebbe nelle tombe. L’umanità sarebbe così andata finalmente a finire nel mondo tutto artificiale per il quale tanto essa s’affanna. Dopo poche dozzine d’anni, anche le nuvole, il sole, le stelle, la luna, il cielo visibile, non sarebbero più per l’uomo che un perduto bene, favole, un bene soprannaturale» (Giuseppe Ungaretti, Pace e guerra, «Il Mattino», 9-10 gennaio1929)